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Beam Up Symposium

Nei Giorni 21 e 22 ottobre 2022 si è svolto a Cork presso la Glucksman Gallery il 4th TEG meeting e il Symposium di Beam Up, oltre a noi e alla Glucksman Gallery che gentilmente ci ha ospitato era presente anche l’Istituto dei ciechi di Milano, il Creative Europe Desk Ireland e l’MSU di Zagabria, nostri partner nel progetto finanziato dal programma Creative Europe.

Per noi è stato molto importanti confrontare i nostri risultati e le difficoltà incontrate nel portare avanti i nostri progetti nei rispettivi paesi.

Di seguito il video dell’evento e il link al sito della Glucksman Gallery

https://www.glucksman.org/projects/beamup

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PIRANESI nelle collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria

Dal 30 settembre 2022 all’8 gennaio 2023, la Galleria Nazionale dell’Umbria ospita la mostra PIRANESI nelle collezioni della Galleria Nazionale dell’Umbria.

L’esposizione presenta 61 incisioni tratte dalla serie delle Vedute di Roma appartenenti al museo perugino.

Completa la rassegna il film d’animazione 3D Piranesi, Carceri d’Invenzione 300 anni realizzato da Grégoire Dupond con la musica di Teho Teardo.

a cura di Carla Scagliosi

L’esposizione, curata da Carla Scagliosi, responsabile delle collezioni moderne e contemporanee della Galleria, celebra il genio visionario del grande architetto, incisore e teorico veneziano, attraverso una selezione di 61 incisioni all’acquaforte dedicate alle bellezze antiche e moderne di Roma e dei suoi dintorni tratte dai due volumi delle Vedute di Roma, scelte tra le più rappresentative del suo percorso di ricerca e della sua evoluzione stilistica, formale e tecnica.

Nessuna altra opera come le Vedute di Roma, infatti, accompagna Piranesi durante tutta la sua vita e copre simbolicamente ogni aspetto della sua produzione, rimarcando le sue straordinarie capacità inventive, tecniche, prospettiche, nonché il vastissimo immaginario che sottende alle sue “ossessioni” archeologiche e antiquarie, ma anche visionarie e fantastiche.

Si riescono così ad apprezzare le caratteristiche pittoriche delle vedute, con l’ampia tavolozza di neri e grigi che dimostra la perfetta padronanza della tecnica dell’acquaforte, nonché a cogliere il sempre più evidente interesse di Piranesi per l’antico e per la ricerca antiquaria, divenuto oggetto via via sempre più preponderante delle tavole, tanto da spingere l’artista fino a Villa Adriana, alla quale avrebbe voluto dedicare un’intera opera rimasta soltanto un desiderio.

Le Vedute forgeranno e tramanderanno per secoli l’aspetto di una Roma filtrata attraverso il genio dell’autore e ne diffonderanno la fama in tutta Europa. La città, còlta nel suo malinconico declino e nell’abbacinante convivenza di presente e passato, con i ciclopici monumenti antichi e le grandiose, magniloquenti, architetture moderne, popolata da piccolissime, frenetiche e anonime presenze, condensa tutte le caratteristiche che contraddistinguono le grandi capitali moderne, attraverso la visione anticipatrice di un artista che rivendica il ruolo fondamentale della “licenza” e dell’immaginazione per la creazione di un’arte che rispecchi la propria epoca.

Programmata per il 2020 e poi rimandata a causa dell’emergenza pandemica, la mostra dedicata a Giovanni Battista Piranesi in occasione del terzo centenario della sua nascita (1720-2020) segna un’importante tappa del Progetto Piranesi avviato negli ultimi anni dalla Galleria Nazionale dell’Umbria.

Nel biennio 2018-2020, il museo perugino ha promosso un’importante campagna di restauro delle opere su carta delle sue collezioni, tra le quali le circa 140 incisioni raccolte nei due volumidelle celebri Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi architetto veneziano, per le finalità della conoscenza, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio museale e delle opere custodite nei depositi.

Il delicato restauro ha restituito la perfetta leggibilità delle incisioni e dato avvio alla loro digitalizzazione e immissione nel vasto archivio digitale della Galleria Nazionale dell’Umbria, nonché al progetto di studio e di ricerca sulle opere di Piranesi conservate in Galleria, che comprendono anche il volume Antichità d’Albano e di Castel Gandolfo descritte ed incise da Giovambatista Piranesi, le cui tavole saranno oggetto di una prossima campagna d’interventi conservativi.

Per questa mostra Atlante servizi culturali si è occupata del ripristino degli ambienti, dell’allestimento e delle attività didattiche.

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Al tempo di Canova. Un itinerario umbro

In occasione del bicentenario di Antonio Canova, Perugia rende omaggio al maestro con un’esposizione-itinerario che si snoda tra Palazzo Baldeschi e il MUSA, Museo dell’Accademia di Belle Arti.
L’Umbria celebra Canova dal 6 luglio 2022, a Perugia, pressp il MUSA, museo dell’Accademia di Belle Arti e Palazzo Baldeschi al Corso con un’ampia rassegna dedicata al grande scultore nel bicentenario della morte: “Al tempo di Canova. Un itinerario umbro”.

Due sedi espositive nel centro storico cittadino per un progetto di ampio respiro promosso dall’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” e dalla Fondazione Perugia, già impegnate in passato in iniziative condivise, e curato da Stefania Petrillo, docente dell’Università di Perugia. Per l’Accademia di Belle Arti la parte organizzativa è stata coordinata da Giovanni Manuali, per la Fondazione Perugia da Maria Cristina De Angelis.

Incentrata sul nucleo dei gessi canoviani conservati al MUSA, museo dell’Accademia di Perugia – tra i quali Le tre Grazie, donate dallo stesso scultore nel 1822 – l’esposizione valorizza il contesto artistico e culturale entro cui queste opere si inserirono, raccontando un’Umbria inscritta in più ampie dinamiche e in una vivace rete di relazioni.

«Formano catena e collezione», spiegava Canova a Napoleone nel 1810 per dissuaderlo dal sottrarre altri capolavori all’Italia, sottolineando l’importanza del legame che si stabilisce tra le opere e i luoghi “originari”. Questa l’idea-guida della esposizione perugina che punta a evidenziare ciò che orbita tra Sette e Ottocento intorno ai “Canova umbri”: un tessuto connettivo vitalizzato da un incessante scambio con l’“Università delle arti” che è Roma e da una circolazione delle idee e del gusto che inserisce la regione in una più vasta comunità delle arti, delle lettere, del pensiero.

Tante le novità presenti in questa rassegna concepita come un viaggio nel tempo, con oltre cento opere che racconteranno “le arti sorelle” fiorite in un’epoca che pur tra i grandi sconvolgimenti della Storia, o forse proprio per questo, coltivò il Bello: scultura, architettura, pittura, anche nell’Umbria pontificia e napoleonica furono partecipi di quella «felice rivoluzione delle arti» che ebbe in Canova il protagonista assoluto.

Tra gli artisti presentati in mostra, insieme a Canova, Giuseppe Valadier, Vincenzo Pacetti, Carlo Labruzzi, Pietro Labruzzi, Cristoforo Unterperger, Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, Stefano Tofanelli, Tommaso Maria Conca, Pietro Benvenuti, Vincenzo Camuccini, Jean-Baptiste Wicar, Tommaso Minardi, Giovanni Sanguinetti.

Gloria e mito di un’epoca che al culto dell’Antico unì la passione per le sue sublimi invenzioni, Canova, il “classico moderno”, fu acclamato da pontefici, sovrani, accademie e collezionisti di tutta Europa. Nel portentoso raggio della sua attività e della sua influenza, lo scultore, che in Umbria fu proprietario di un palazzo a San Gemini con vasti possedimenti, stabilì non effimere relazioni anche con molti esponenti del ceto dirigente locale, intellettuali, alti prelati, collezionisti, in una comune visione dell’arte come fattore di educazione ai valori estetici e civili più alti.

L’itinerario dell’esposizione – reale e ideale – avrà così piccole e grandi “stazioni di posta” intorno ad opere e protagonisti di una stagione culminata nel legame particolarmente influente che Canova ebbe tra il 1812 e il 1822 con l’Accademia di Belle Arti di Perugia, di cui orientò le scelte, appoggiando la nomina di direttori quali Carlo Labruzzi, Tommaso Minardi, Giovanni Sanguinetti.

Sette sono le sezioni tematiche: L’Umbria pontificia, La stagione napoleonica, Il paesaggio, Canova e l’Accademia di Belle Arti di Perugia, «Un’altra linea di bello»: verso il Purismo, Le incisioni, L’eredità di Canova.

La vera sorpresa della mostra arriva però da una delle opere lasciate in eredità all’Accademia dal fratellastro di Canova, Giovanni Battista Sartori, la colossale testa del cavallo, modello del monumento equestre a Ferdinando I di Borbone, una delle ultime opere del grande scultore, “riscoperta” in questa occasione: verrà esposta a palazzo Baldeschi in un inedito confronto con la testa del cavallo del Marco Aurelio, il calco fatto eseguire e preso a modello da Canova (oggi a Ravenna).

Per questa mostra Atlante servizi culturali si è occupata dei trasporti e dell’allestimento.

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Guida museo Burri con comunicazione aumentativa alternativa

Siamo lieti di aver partecipato alla realizzazione della prima guida per un museo in Italia scritta con la comunicazione aumentativa alternativa da dieci giovani con disabilità cognitiva e verbale.

Venti pagine di foto e simboli che raccontano a tutti i visitatori dell’esposizione degli Ex Seccatoi del Tabacco, ma soprattutto a chi ha difficoltà comunicative e relazionali come gli autori dell’opuscolo, la produzione del maestro Burri.

La guida “Museo Burri ex Seccatoi del Tabacco” è il risultato di circa otto mesi di lavoro curato interamente da giovani con disabilità tra i 17 e i 25 anni, che insieme a tre educatori si sono chiamati “Le sfumature di Burri” e hanno svolto a diretto contatto con le opere del maestro tifernate le attività di documentazione e redazione dei testi, sotto la supervisione tecnica di una logopedista esperta in comunicazione aumentativa alternativa.
L’iniziativa fa parte del progetto “Ti illustro la città con la Comunicazione Aumentativa Alternativa”, una delle due azioni rivolte al sociale finanziate dal programma Agenda Urbana nell’ambito dell’intervento denominato “La Città su misura”, che ha coinvolto il Comune di Città di Castello, l’Usl Umbria 1, la Cooperativa sociale “La Rondine” come soggetto attuatore e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri con noi di Atlante servizi culturali.
L’obiettivo del progetto è stato quello di superare le barriere comunicative e relazionali che possono limitare lo sviluppo dell’autonomia e dell’inclusione sociale di adolescenti e giovani adulti con disabilità cognitive e verbali, permettendo loro di vivere la quotidianità attraverso l’utilizzo delle tecniche della comunicazione aumentativa alternativa. Per i giovani protagonisti del progetto si è trattato della seconda guida realizzata insieme, dopo la prima dedicata al parco naturalistico dei Laghi Spada a Città di Castello.

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“Tu lo conosci Burri?” Progetto EduCare

Progetto finanziato dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, svoltosi nei mesi scorsi in Fondazione Burri presso gli ex Seccatoi del Tabacco, con la presentazione dell’elaborato conclusivo è arrivato a termine. In questo progetto sono stati coivolti 18 studenti dai 16 ai 19 anni del Liceo Statale “Plinio il Giovane” e del Liceo Europeo “San Francesco di Sales”.

Il progetto, promosso da Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri stessa, si è svolto nell’arco di 6 mesi, da novembre 2021 a maggio 2022.

Gli studenti, guidati dal personale di Atlante Servizi Culturali, hanno conosciuto Alberto Burri e la sua arte, i personaggi legati alla figura del Maestro e dei suoi musei, visitato i luoghi al di fuori di Città di Castello che conservano sue importanti opere (Milano, Ravenna, Pistoia e Bologna), intervistato amici, collaboratori e studiosi.

I ragazzi hanno realizzato dei documentari, con la supervisione e la consulenza di Arti Binarie che ha messo a disposizione la propria professionalità e strumentazione.

In occasione della presentazione gli studenti hanno illustrato i vari passaggi che hanno portato alla realizzazione del documentario.

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“La luce del nero”

“La Luce del Nero” è il titolo della grande mostra che si è svolta a Città di Castello agli Ex Seccatoi del Tabacco, grazie al progetto finanziato dalla comunità europea Beam Up. Oltre alle opere di Burri sono state scelte anche quelle di artisti come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies.
La grande innovazione di questa grandiosa rassegna però è la parte accessibile a persone affette da disabilità visiva, il percorso sviluppato da noi grazie al finanziamento di “Europa Creativa 2020” tramite il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati nei 34 Paesi europei aderenti.

Al progetto, oltre ad Atlante servizi culturali hanno partecipato come partner Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, The Glucksman Gallery di Cork (Irlanda) e MSU Muzej Suvremene Umjetnosti di Zagabria.

La mostra ha proposto un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi modelli delle opere esposte pressoché mimetici o quantomeno aderenti al modus operandi degli artisti.

Per questa mostra ci siamo occupati dell’ideazione di ogni apparato e della realizzazione degli stessi, oltre che all’allestimento e alla mediazione culturale.

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“Sempre la cappa a rovescio” Convegno internazionale di studi su Cristofano Gherardi

Convegno volto a restituire a Cristofano Gherardi, artista che operò tra la fine degli anni trenta e i primi anni cinquanta del Cinquecento, il posto che merita nella storia dei linguaggi figurativi con un convegno internazionale di studi che coinvolgerà la natìa Sansepolcro, Città di Castello, il Castello Bufalini di San Giustino giovedì 5 maggio, venerdì 6, sabato 7.

Nelle tre giornate di studio si avvicenderanno e confronteranno i maggiori esperti dell’artista nonché giovani studiosi che tratteranno temi che vanno dall’eredità di Raffaello all’articolazione della bottega del Vasari, dal contesto storico-artistico altotiberino della prima metà del Cinquecento all’esegesi delle fonti.

Allo stato attuale delle ricerche sembra che il punto cardinale per la ricostruzione della specifica fisionomia stilistica del pittore sia rappresentato dai cicli che ornano ben sette ambienti del Castello Bufalini di San Giustino. Si tratta di affreschi che saranno restaurati entro la fine di quest’anno e restituiti alla pubblica fruizione.

All’ importante iniziativa, promossa dalla Direzione regionale musei dell’Umbria (direttore Marco Pierini, direttore scientifico Veruska Picchiarelli), hanno aderito i Comuni di Città di Castello, San Giustino e Sansepolcro, co-organizzatori del Convegno nonché la Regione Umbria e la Regione Toscana, che hanno concesso all’iniziativa il loro patrocinio, con il supporto di Atenei universitari (Camerino, Chicago, Firenze, Genova, Ginevra, Perugia, Pisa, Roma Tre, Siena-UniStra, Venezia-Ca’ Foscari, Temple University Rome), Soprintendenze, musei (Galleria Nazionale dell’Umbria, Musei Vaticani, Museo Civico di Sansepolcro, Museo del Duomo di Città di Castello, Pinacoteca Civica di Palazzo Vitelli alla Cannoniera di Città di Castello), Diocesi (Città di Castello, Sansepolcro).

Il convegno inizierà il 5 maggio 2022, alle 14,30, al Museo civico di Sansepolcro per spostarsi il 6 maggio 2022, alle 9.30, a Città di Castello, Palazzo Vitelli, Sant’Egidio, Sala dei fasti, e concludersi il 7 maggio 2022, sempre alle 9.30, al Castello Bufalini di San Giustino.

Per questo evento ci siamo occupati della gestione della segreteria e di alcune parti della logistica.

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“L’età dell’oro” Federico Gori

E’ stata inaugurata venerdì 8 aprile alle ore 10.30, all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA, la mostra “L’età dell’oro (la muta)” dell’artista Federico Gori, a cura dì Eva Degl’Innocenti e Lorenzo Madaro.
“L’età dell’oro (la muta)” è il risultato del progetto del MArTA vincitore del bando PAC (Piano per l’Arte Contemporanea) del Ministero della Cultura.
Archeologia e arte contemporanea che nel Museo tarantino colloquiano sempre con nuovi stimoli e linguaggi ispirati alla storia.
La collezione di archeologia della Magna Grecia, in particolare gli Ori di Taranto, è la radice e la fonte di ispirazione del progetto artistico di Federico Gori che darà inizio ad un altro nuovo dialogo tra il patrimonio archeologico del Museo e la contemporaneità.
“L’Età dell’Oro (la muta)” è anche l’opera site-specific che dà il titolo alla mostra personale dell’artista Federico Gori nel museo tarantino. È un pensiero, una speranza, un rituale. All’interno di una vetrina, su più livelli di vetro trasparente, saranno racchiuse 28 esuvie di diversi serpenti: l’opera « L’età dell’oro ».
Le pelli ricoperte in oro, argento, bronzo, rame e ferro sono, in parte, la traduzione materiale dei testi descrittivi de “Le Opere e i giorni” del poeta greco Esiodo. Così dopo il trauma subito in tutto il mondo a causa dell’emergenza pandemica, l’opera di Federico Gori invita a riflettere sulla necessità di credere alla possibilità di stabilire un’armonia generale, una rinascita, finché, come auspicato da Virgilio, “tornerà l’età dell’oro”.
La nostra collaborazione per questa mostra non si è limitata all’allestimento, ma abbiamo preso parte anche alla stesura dei documenti relativi al Bando PAC.

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Attività didattiche per Fondazione Ferrero

In occasione della mostra ‘La poesia della materia’, a cura di Bruno Corà, che da sabato 9 ottobre 2021 espone 45 opere di Alberto Burri, ci siamo occupati della progettazione delle attività didattiche e del libretto famiglia.
Dai primi ‘Catrami’ degli anni Quaranta sino alle ultime opere, prima della morte di Burri avvenuta nel 1995, passando per i cicli delle ‘muffe’, dei ‘sacchi’, ‘delle combustioni’, dei ‘legni’, dei ‘ferri’, delle ‘plastiche’, dei ‘cretti” e dei ‘cellotex.
“Non si tratta solo di un ennesimo generico invito a considerare l’importanza decisiva della materia nella poetica di Burri, ma dell’idea di portare i visitatori a ripercorrere il rapporto tra tra l’opera di Alberto Burri e la parola in versi, la grande poesia del ‘900 e non solo”, spiega il curatore Corà, che cita Giuseppe Ungaretti: “Amo Burri perché non è solo il pittore maggiore d’oggi ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta”.
La mostra ha al centro la materia, intesa come fonte di sperimentazioni in totale libertà di approccio al fare pittorico, generatrice di processi creativi in continua evoluzione. L’opera dell’artista è osservata come un laboratorio di sperimentazione che ha anticipato molte delle questioni che hanno interessato le correnti artistiche degli anni Sessanta del Novecento, come il Nouveau Réalisme, l’Arte povera, l’Arte neuminimale o il Fluxus.
Correda la mostra, nel centro di Alba, ‘Il Cretto di Gibellina’, la grande opera di land art, pensata nel 1985 per ricordare il terremoto del Belice.

https://www.fondazioneferrero.it/burri-a-casa-tua

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Giacomelli/Burri. Fotografia e immaginario materico

La mostra accosta due grandi artisti del ‘900 italiano, attivi nelle arti visive, ma in settori diversi.

Non solo un affiancamento di singole opere del fotografo senigalliese a quelle del pittore umbro, ma un vero e proprio confronto e studio che parte dallo stesso rapporto tra i due artisti. Le vite di Mario Giacomelli e Alberto Burri si sono intrecciate negli anni più volte, a partire da un incontro del 1966, grazie al pittore e intellettuale Nemo Sarteanesi: da una reciproca stima e ammirazione, il loro rapporto è confluito in una ricerca comune, in un dialogo tra le loro opere di pittura e fotografia fino a sfociare in una solida amicizia. La mostra – un’esposizione itinerante che toccherà in autunno anche il museo MAXXI di Roma, a Senigallia è curata da Marco Pierini, ideata da Magonza e prodotta con il Comune di Senigallia, la Fondazione MAXXI, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, l’Archivio Giacomelli e l’Archivio Sarteanesi. Il percorso espositivo propone un importante nucleo di fotografie che Mario Giacomelli dedicò ad Alberto Burri e Nemo Sarteanesi, appartenenti ai fondi della Fondazione Burri e agli archivi Giacomelli e Sarteanesi, accostate ad alcune opere grafiche e uniche di Alberto Burri.

Atlante Servizi Culturali si è occupata dei trasporti e dell’allestimento della mostra in entrambe le sedi.