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L’arte che educa: le attività didattiche di Atlante Servizi Culturali per la mostra Metallica

Nel cuore del Rinascimento umbro, lo storico Palazzo Vitelli a Sant’Egidio ha ospitato nel 2025 la mostra Metallica. Scultura in Italia 1947–2025, un importante percorso espositivo dedicato alla scultura italiana, dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Oltre alla ricchezza delle opere e al valore del contesto architettonico, la mostra si è distinta anche per l’approccio educativo e divulgativo promosso da Atlante Servizi Culturali.

Da anni attiva nella valorizzazione del patrimonio museale e artistico del territorio, Atlante ha curato visite guidate e momenti di approfondimento rivolti a diversi pubblici, con particolare attenzione al mondo della scuola. Le attività educative si sono articolate in percorsi didattici differenziati per fasce d’età, capaci di avvicinare bambini, ragazzi e studenti alla scultura contemporanea attraverso il linguaggio della materia, della forma e del dialogo con lo spazio.

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Trasporti e allestimento mostra: “Metallica. Scultura in Italia 1947 – 2025”

In occasione dell’ultimazione dei lavori che hanno ricondotto all’antico decoro il Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, a Città di Castello, di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello, ci siamo occupati dei trasporti e dell’allestimento, assieme a Spedart, della mostra dal titolo “METALLICA. Scultura in Italia 1947 – 2025”.

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Sulle ali dell’anima. MUVIT Torgiano

Nuova mostra allestita presso il Muvit della pittrice Anne Donnelly.

Sulle ali dell’anima, di Anne Donnelly, è un viaggio che si dipana tra quattro diversi cammini che giungono allo stesso traguardo: una visione, personale ed intima, della realtà e della vita. Un percorso di trentacinque opere, tra olii su carta e su tela e disegni ad inchiostro, dislocate lungo l’itinerario museale in un dialogo continuo tra antico e contemporaneo.
Paesaggi dai colori tenui, racconto di natura incontaminata e priva della presenza dell’uomo, luoghi dell’anima per eccellenza, fatti di luce e colore, fanno eco alla serie di ritratti che mostrano il delicato sguardo dell’artista, attenta e ispirata nel raccontare volti. Sono anime di personaggi senza tempo e senza spazio, presenti nel mito come nel contemporaneo, nella realtà come nell’immaginario. Le creature di Anne Donnelly sono sospese tra cielo e terra, tra la libertà del volo e l’anelito ad esso. Cigni, gabbiani, tacchini, galline e oche divengono racconto e imago dei diversi stati dell’anima. Chiudono l’esposizione i disegni, istantanee che colgono, con occhio sincero e curioso, dettagli, persone e scene di vita di campagna, da sempre e per eccellenza, rifugio dalla frenesia della vita urbana e culla dell’otium.

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Trasporto e allestimento mostra: NATURA/UTOPIA

NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro è la nuova mostra di Fondazione Perugia. Attraverso le opere di tredici artisti provenienti da tutto il mondo, il progetto vuole proporre un percorso sui temi legati alla natura e all’ecologia interpretati dalla lente dell’arte contemporanea.

Fondazione Perugia presenta la mostra NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro a cura di Marco Tonelli, che dal 23 aprile al 3 novembre 2024 animerà le sale di Palazzo Baldeschi con un percorso e un allestimento che intende raccontare le quanto mai attuali tematiche del rapporto dell’uomo con la natura e il suo futuro.

L’ispirazione intorno cui ruota questa ricerca è la leggendaria repubblica di Utopia immaginata nel XVI secolo dall’umanista inglese Thomas More nel suo omonimo racconto, dove la protagonista è una terra connessa al reale ma anche indipendente, non un miraggio ma un mondo possibile. Allo stesso modo l’arte contemporanea è una sorta di isola felice, dove tutto è sostenibile perché aumenta la ricchezza del mondo, sia a livello di forme che di pensiero.

Il ruolo dell’arte, infatti, non è quello di risolvere i problemi, ma di rappresentarli a proprio modo, re-immaginandoli in un ambito specifico, dove tutto è possibile, secondo le regole del linguaggio delle forme, del pensiero estetico, del concetto della creatività artistica.

Così nella mostra NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro l’arte serve a far riflettere su questioni legate all’ecologia, al rapporto tra uomo e natura, alla sostenibilità, al riuso dei materiali, alla riprogettazione dello spazio di vita degli esseri umani in rapporto all’ambiente naturale. Per farlo sono stati scelti 13 artisti protagonisti della scena culturale italiana ed europea, statunitense e provenienti da contesti extraeuropei, come il Camerun e il Mozambico, artisti che hanno fatto del concetto di utopia, riuso, progetto e natura la loro poetica di base fin dagli anni ‘60, ognuno con le proprie caratteristiche specifiche come dimostrano le opere scelte per il percorso espositivo realizzate con materiali tradizionali ma anche inaspettati e innovativi.

Si incontrano quindi autori ormai storicizzati come Gianfranco Baruchello, che tra gli anni ’70 e ’80 con la creazione di Agricola Cornelia S.p.A. aveva lavorato la terra come fosse un’opera d’arte, Ugo la Pietra, che ha da sempre usato l’architettura per riflettere sulle contraddizioni e le relazioni tra natura e città, e Piero Gilardi che ha fatto dell’ecologia uno dei temi portanti del proprio lavoro e che con i suoi tappeti natura ha trasformato in quadri delle sezioni di natura stessa.

Giuseppe Penone è uno dei più importanti artisti italiani dagli anni ’60 ad oggi che ha da sempre lavorato sulla e attorno alla natura ed in mostra è rappresentato da Struttura del tempo, dove il bronzo della struttura testimonia il profondo legame che esiste tra la fusione e la crescita vegetale; anche Davide Benati e Nicola Toffolini utilizzano media tradizionali per i loro studi, uno prediligendo la pittura che sublima le iconografie della natura e uno il disegno con cui realizza paesaggi di mondi utopici dove tutto sembra riportarci a una condizione futuribile; Paolo Canevari ha fatto del riuso dei materiali un tratto distintivo del suo lavoro come testimoniato dalla serie in mostra, Black Pages, dove antiche cornici dorate custodiscono come reliquie fogli di giornale ricoperti di olio di motore combusto; Loris Cecchini indaga tematiche legate all’ambiente inteso come spazio di (ri)adattamento tra bisogni umani e nuovi materiali creando sculture con materiali insoliti dove emerge la sperimentazione tecnica nella realizzazione, mentre Giuliana Cunéaz crea ambienti di grande coinvolgimento attraverso l’uso di opere digitali e interattive con videoproiezioni e screen paintings, modellazione 3D e Intelligenza Artificiale.

Il continente africano è presente in mostra con le opere di Gonçalo Mabunda, artista del Mozambico, le cui maschere realizzate con proiettili, granate, fucili, bossoli come materiali di riuso da una parte evocano feticci, totem e copricapi rituali, dall’altra sembrano caricature di volti antropomorfi e meccanizzati che richiamano la sanguinosa guerra civile che devastò il suo paese; originario del Camerun è Pascale Marthine Tayou che crea installazioni ambientali utilizzando buste di plastica colorate, non riciclate ma nuove, come se il loro consumo e degrado fosse stato evitato e congelato in opera d’arte.

Kaarina Kaikkonen è la più importante e riconosciuta artista finlandese contemporanea e lavora esclusivamente con abiti di riuso e di recupero, in prevalenza camicie maschili: opere che sono una riproduzione virtuale di corpi assenti, abiti vuoti che conservano la memoria del corpo che li ha indossati portando su di loro ancora le storie e i vissuti di persone che probabilmente non ci sono più. Infine peter campus,pioniere della video art, che porta in mostra due video che rappresentano un momento molto particolare nella ricerca dell’artista all’interno di sé, cercando nella natura la guarigione dalla psiche ferita.

Riuso, utopia, progetto, natura e futuro sono le parole attorno a cui ruota la ricerca di tutti questi artisti, in momenti storici e luoghi del mondo diversi, ma accomunati da una lettura ecosofica ed ecoestetica del mondo.

La mostra, lontana dal voler testimoniare contenuti ideologici, esprime la necessità di render centrale l’opera e la poetica degli artisti prima ancora che le ricadute a livello sociale e politico, pur avendo tutte le opere esposte relazioni con contesti storici attuali se non addirittura legati a ciò che potrebbe riservarci il futuro, con le sue incertezze e inquietudini, promesse e opportunità – afferma il curatore Marco Tonelli – L’unica risposta possibile alle ansie della nostra epoca è l’opera d’arte non come soluzione o risarcimento, ma pratica autonoma immaginifica, separata ma non indifferente dal reale, proprio come l’isola di Utopia, un paradiso utopico distaccato dal resto del mondo ma allo stesso tempo una proiezione di ciò che esso potrebbe essere”.

Nel percorso espositivo non poteva mancare uno spazio dedicato a un celebre film considerato dalla critica un vero e proprio manifesto ecologista: Il pianeta azzurro, opera del regista Franco Piavoli, premiata al Festival Internazionale del Cinema di Venezia nel 1982 e definita dal grande regista russo Andrej Tarkovskij un “poema, viaggio, concerto sulla natura, l’universo, la vita. Un’immagine diversa da quella sempre vista. Vero e proprio anti-Disney”. L’opera video, della durata totale di 1 ora e 20 minuti, che in mostra si potrà fruire anche in una sintesi di cinque minuti, è un poema in immagini dedicato alla vita, al nostro ecosistema, al pianeta terra, nostro unico e fragile habitat naturale; si apre con una citazione dal De Rerum Natura di Lucrezio, e racconta, pur senza uso di parole e trama, il ciclo della natura che si intreccia con quello umano, in un susseguirsi di immagini e suoni ripresi dal vivo e di grande suggestione poetica, bellezza e malinconia.

Le mostre d’arte possono essere un potente strumento di sensibilizzazione e interpretazione del presente – afferma Cristina Colaiacovo, Presidente di Fondazione Perugia – Posti di fronte alle infinite strade della creatività, i visitatori esplorano nuove prospettive, visioni e soluzioni, è ciò è particolarmente vero rispetto al tema dell’ambiente e del futuro dell’umanità. Siamo grati al curatore e ai tanti artisti che hanno contribuito con le loro opere a un progetto espositivo innovativo, affascinante e straordinariamente attuale. Questa mostra è un tributo alla natura e alla sua bellezza, un messaggio tangibile del nostro costante impegno per un avvenire realmente sostenibile”.

A corredo della mostra è presente il catalogo curato da Marco Tonelli, edito da Fabrizio Fabbri Editore e realizzato in carta riciclata.

Il progetto di allestimento, realizzato per l’80 per cento con materiali di recupero, è a cura di Giuseppe Trivellini.

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Burri: Tempere 1947-1990

Per questa mostra Atlante Servizi Culturali si è occupata sia delle realizzazione delle cornici delle Opere, che dell’allestimento e delle visite guidate.

Nell’ambito delle iniziative promosse dalla Fondazione Burri rivolte a celebrare l’anniversario della nascita del Maestro – 109° anno – martedì 12 marzo alle ore 18 sarà inaugurata la mostra “BURRI: Tempere 1947-1990” presso gli spazi adibiti a mostre temporanee degli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello.

L’evento espositivo, incentrato sulla pittura a tempera di Burri, annovera oltre cento opere, molte delle quali mai osservate prima dal vasto pubblico e conservate dall’artista tra le opere di piccolo e medio formato, disegni e opere grafiche, realizzate nel corso della sua quarantennale produzione.

La mostra, nel suo percorso, rivela la straordinaria assiduità di Burri nell’esercizio del colore e nel magistero delle consonanze cromatiche, spesso innovative negli accostamenti, ritenuti non conformi ai principi di armonia canonica.

L’inedita visione di numerose opere presenti in mostra rivela altresì non solo la quotidiana azione spesa nel raggiungimento di esiti sorprendenti, ma altresì la frequente attitudine di trasporre dalle piccole misure alle grandi l’invenzione delle forme e delle composizioni delle immagini.

Per la mostra è prevista la pubblicazione di un catalogo con un saggio critico di Bruno Corà, presidente della Fondazione, con la pubblicazione integrale di tutte le opere esposte in mostra munite di schede scientifiche e apparati bio-bibliografici.

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Mostra Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento, Munda Aquila.


Abbiamo effettuato i trasporti, l’allestimento e realizzato i modelli tiflodidattici per la mostra “Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento” presso il @munda_museonazionaledabruzzo.

La mostra dedicata a Giulio Cesare (1582-1627) e Francesco Bedeschini (1626-1699), padre e figlio, pittori aquilani del XVII secolo, organizzata dal Museo nazionale d’Abruzzo in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila e la Fondazione Carispaq, aperta al pubblico dal 1° dicembre 2023 al 3 marzo 2024 presso il MuNDA, può essere considerata uno sguardo in bianco e nero sul Seicento centro-italiano, indagato da un osservatorio decentrato, ma peculiare.

Essa parte da una piccola raffinata esposizione sul solo Giulio Cesare, tenutasi nel 2014 a Colonia, che ha consacrato la fama di questo disegnatore ad un vasto pubblico, per ampliarsi con la possibilità di confrontare i disegni dell’artista aquilano con le opere pittoriche e giunge ad allargare lo sguardo, attraverso il figlio Francesco, a tutto il XVII secolo.

Si tratta del primo evento monografico dedicato in Italia ai due artisti e, dopo un progetto di ricerca pluriennale e condiviso tra gli attori organizzatori, approfondisce temi capitali della cultura abruzzese del XVII secolo: le ventate artistiche che giunsero da Firenze e Roma sino alle pendici del Gran Sasso, l’arte controriformata prima, il disegno d’ornamento e l’invenzione barocca poi, sono le istanze culturali portate avanti da questa famiglia di pittori che dominò incontrastata la scena all’Aquila, città dove il loro capostipite scese al seguito di Margherita d’Austria (1572) dai domini di Parma e Piacenza. Uno sguardo attraverso circa 70 opere, anche in bianco e nero, perché la mostra è principalmente di disegni e stampe, ma anche di dipinti, maioliche e documenti. Per l’occasione il Museo Nazionale d’Abruzzo ha restaurato quattro grandi opere custodite nei depositi, S. Giacomo Maggiore, Madonna del Rosario, San Trofimo di Arles, Ritratto di Agatone I, e ha acquisito il disegno Madonna del Carmine con Santi, eseguito da Giulio Cesare con inchiostro bruno acquerellato e tracce di matita nera e rossa, costruito attraverso la caratteristica tecnica del montaggio di ritagli di fogli.

L’esposizione è volta infatti a mettere in risalto da un lato  la tecnica del “cut & paste”, una sorta di taglia e incolla che consiste nel progettare prove grafiche attraverso la giustapposizione di ritagli di carta disegnati, sviluppatasi soprattutto in Toscana quale pentimento, che diventa in Giulio Cesare pura invenzione, collage; dall’altro il ruolo del figlio Francesco, artefice barocco a tutto tondo, inventore, architetto, direttore del teatro, uomo di governo, che ci ha restituito, attraverso molteplici fogli e studi -pochi rispetto ai 131 libretti e album citati nel suo testamento e oggi dispersi-, la visione di una città che fu spazzata via dal terribile terremoto del 1703.

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Trasporti, regesto opere, allestimento e visite giudate per la mostra: “Un mare tutto fresco di colori. Sandro Penna e le arti figurative”

La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospita dal 6 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024 la mostra Un mare tutto fresco di colore. Sandro Penna e le arti figurative, che indaga il rapporto di Penna con il mondo dell’arte, mettendo a fuoco i gusti e le tendenze diffusi sulla scena culturale fra gli anni quaranta e gli anni settanta, della quale il poeta fu un assoluto protagonista, al pari di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia ed Elsa Morante, suoi amici e colleghi.

L’esposizione, curata da Roberto Deidier, Tommaso Mozzati e Carla Scagliosi, presenta 150 opere di autori quali Pablo Picasso, Jean Cocteau, Alexander Calder e altri, tra cui gli artisti coi quali Sandro Penna instaurò uno stretto rapporto di amicizia e una frequentazione quotidiana: da Filippo De Pisis a Mario Mafai, da Tano Festa a Mario Schifano, e Franco Angeli, ovvero dalla scuola romana ai giovani di Piazza del Popolo.

La rassegna, per la prima volta, offrirà al visitatore l’occasione di ammirare un vasto nucleo, recentemente identificato, di opere provenienti dalla casa del poeta, in via Mole de’ Fiorentini a Roma dove, oltre a intrattenersi con pittori, scultori, galleristi e letterati, Penna svolgeva la sua attività di mercante d’arte.

Il percorso si completa con un’accurata scelta di autografi, diari e lettere, indispensabile, assieme alle prime edizioni e ai materiali audiovisivi, per far luce sulle passioni dello scrittore, attraverso il colto dialogo fra immagine e parola scritta.

Proprio questo dialogo, del resto, ha suggerito alla letteratura critica un parallelo fra la sua opera letteraria e il mestiere di pittore, commentando la sintonia intima, cifrata, intessuta dai suoi versi con le espressioni plastiche coeve.

In particolare, il critico letterario Cesare Garboli fu il primo a sottolineare quanto Penna solesse trattare le proprie poesie “come fossero dei quadri”. E altri, da Luciano Anceschi a Carlo Levi, da Dario Bellezza a Elio Pecora, hanno intravisto nella sua lirica gli echi più svariati, da Matisse a Watteau, da Scipione a Rosai, passando naturalmente per il Perugino e i suoi paesaggi chiari ed evocativi, pieni d’aria e d’azzurro.

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Trasporti e allestimento della mostra “Nero Perugino Burri”

La ricorrenza del 500° anniversario della morte del Perugino è un’occasione per riscoprire questo incredibile artista in modo innovativo e coinvolgente.

In questa prospettiva, dal 21 giugno al 2 ottobre a Palazzo Baldeschi, in Corso Vannucci a Perugia, sarà in mostra non una semplice esposizione, ma un vero e proprio dialogo tra due dei maggiori artisti di origine umbra: Pietro Vannucci e Alberto Burri.  

Due grandi maestri accumunati dal suggestivo utilizzo del fondo nero per le loro opere,capaci di dar vita ad una mostra del tutto inedita. Una vera novità nel panorama espositivo, in cui il visitatore potrà fare esperienza del confronto tra arte rinascimentale e contemporanea.

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Saranno circa 20 le opere esposte, accuratamente selezionate dai due curatori della mostra, la storica dell’arte Vittoria Garibaldi e il Presidente della Fondazione Burri Bruno Corà.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Burri, che ha messo a disposizione le opere dell’artista tifernate, e agli importanti prestiti di prestigiosi musei, a partire dalla Galleria Nazionale dell’Umbria fino alla Galleria degli Uffizi e al Museo del Louvre, è stato possibile creare un percorso espositivo coinvolgente che fa emergere i tratti comuni di due artisti pari per grandezza e solo apparentemente distanti. 

Per questa mostra Atlante Servizi Culturali si è occupata del trasporto delle opere di Alberto Burri e dell’allestimento.

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Allestimento e visite guidate della mostra “Il Maestro di Campo di Giove. Ricomporre un capolavoro”

Il furto, nel 1902, degli sportelli della Custodia di Sant’Eustachio privò l’arte abruzzese di un tassello importante per la ricostruzione della pittura centro italiana del XIV secolo oltre che del ciclo narrativo più grande dedicato alla figura del santo. Dopo il furto l’opera fu tagliata nelle scene che la componevano, immesse come “tavolette” sul mercato antiquariale.

Nel 2022, grazie all’ acquisto da parte del Ministero della cultura di quattro tavolette sul mercato antiquario, il Museo Nazionale d’Abruzzo ha oggi nelle sue collezioni otto delle sedici scene che raccontano la storia di Sant’Eustachio.

Dall’importante acquisizione è nata l’idea della mostra curata da Federica Zalabra e Cristiana Pasqualetti che, grazie anche al generoso prestito di una collezione privata, espone, assieme per la prima volta dalla dispersione, le tredici tavolette finora rintracciate e, grazie alla collaborazione con la Diocesi di Sulmona, la statua del santo un tempo conservata nella Custodia.

Un’occasione fondamentale per poter studiare l’ancora anonimo Maestro di Campo di Giove e apprezzare l’aspetto originale della Custodia grazie a una ricostruzione virtuale basata sui documenti esistenti.

Oltre alla ricostruzione virtuale della custodia, sono stati realizzati un video animato per raccontare ai bambini la storia di Eustachio, una App per indagare scientificamente le opere attraverso le indagini multispettrali e tre pannelli tattili per non vedenti la cui modellazione digitale, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, è stata realizzata da Simone Rasetti.

Per questa mostra Atlante Servizi Culturali si è occupata dell’allestimento e delle visite guidate.